California Guitar Trio e Tony Levin: la musica che rispetta il pubblico

24 Febbraio 2007
di Paolo Marchegiani
foto di Gianluca Scerni

Quando in tempi non sospetti avevo avuto modo di parlare con Paul Richards per recensire l’ultima bellissima registrazione del California Guitar Trio: Live At Boulder Theater, mi aveva ventilato l’ipotesi di una serie di tappe del gruppo in Italia. Mai avrei pensato tuttavia che Marco Parisi, loro tour promoter, me li avrebbe portati quasi dentro casa a suonare con Tony Levin!

Tony Levin & California Guitar TrioLa formazione che sta attraversando l’Italia in questi giorni costituisce una variazione rispetto alla precedente formula del CG3+2 che presentava accanto a Hideyo Moriya, Paul Richards e Bert Lams, Pat Mastelotto nelle vesti di tassello di completamento della sezione ritmica; inoltre Tony Levin per scelta tecnica non impiega nè stick nè violoncello.

Si parla spesso di globalizzazione dei diritti, dei mercati, quando ascolto i California Guitar Trio penso sempre alla armonizzazione delle culture nella musica: Bert Lams è belga, Hideyo Moriya giapponese, Paul Richards americano. Il loro è un discorso più profondo, culturale, riguarda anche l’armonizzazione di Bert Lamsdiverse sensibilità. Per chi non lo sapesse, il CGT nasce come esperienza musicale trasversale, in Inghilterra durante il Guitar Craft Course del 1987, scuola per talenti creata da Robert Fripp. I tre musicisti erano nel ristretto gruppo di artisti che aveva avuto modo di supportare la Robert Fripp???s League Of Crafty Guitarists durante due tournée realizzate negli Stati Uniti ed in Europa. Nel 1991 l’esperienza si conclude, ma Paul, Bert ed Hideyo decidono di proseguire l’esperienza incentrandola su un trio acustico con sede a Los Angeles da cui deriva la denominazione del gruppo. Piuttosto intelligente appare nell’occasione la scelta di Tony Levin di sfoderare una prestazione di alto livello temperando saggiamente il suo accorto accompagnamento con il basso elettrico. Hideyo MoriyaGià dando un’occhiata subito dopo il sound-check alla sua strumentazione erano presenti sul palco un basso fretless e uno tradizionale con i tasti che Tony ha suonato indistintamente estraendone senza plettro un suono pieno e a tratti felpato. A tal proposito molti tra gli spettatori meno smaliziati sono rimasti stupiti dal ricorso in alcune fasi del concerto alla personalissima tecnica che vede Tony alle prese con le funk-fingers: l’impiego di due bacchette innestate sulla parte terminale delle dita della mano destra.

Tony Levin: funk-fingers L’effetto è estremamente singolare, un suono decisamente percussivo praticato attraverso uno slap del medio e dell’indice piuttosto che del tradizionale pollice.

Fortunatamente la posizione delle nostre poltroncine è perfetta, seconda fila appena, l’Auditorium ha un palco subito a ridosso delle postazioni e l’acustica della architettura con volta a pagoda è piuttosto apprezzabile.

Quando i nostri fanno ingresso sul palco il tributo caloroso del palco è unanime anche se ho l’impressione che molti dei giovani presenti al concerto lo siano prevalentemente per via della presenza di Levin e della sua esperienza nel Liquid Tension Experiment accanto a John Petrucci e Jordan Rudess.

I tre chitarristi presentano la tradizionale e vistosa New Standart Tuning, l’accordatura impiegata durante l’esperienza nel Guitar Craft. In sostanza è così strutturata, muove dalla corda più bassa a quella più alta secondo la seguente direttrice Do, Sol, Re, La, Mi, Sol. Le quattro corde di mezzo sono accordate come quelle di una viola, le quattro corde più basse sono accordate come quelle di un violoncello. Solo per alcuni versi può essere definita come un’accordatura speciale, è in realtà un’accordatura piuttosto tradizionale.

Paul RichardsUn pò prima delle 22 circa Bert Lams, Paul Richards e Hideyo Moriya, seguiti a ruota da Tony Levin, fanno il loro ingresso sul palco esordendo con un pezzo non propriamente semplice, Skyline una sintesi di cosa significhi il termine arpeggio circolare già abbondantemente presente sotto forma di cessione ed acquisizione di accenti e di omogeneità nell’arpeggio ma in fasi distinte, nel celebre Prelude Circulation BWV.

Tra l’altro l’esercizio verrà proposto a metà concerto senza amplificazione dai tre musicisti, richiamando la Circulation I presente in Intergalactic Boogie Express costruita su un tipico esercizio praticato dal Guitar Craft che si basa sul cedere la nota al chitarrista vicino producendo una sorta di composizione dalla trama ad anello. Il risultato è proprio quello visivo, oltre che uditivo, di assistere ad una sorta di “spinta” suggestiva del suono da una chitarra all’altra.

Bert Lams ed Hideyo Moriya si scambiano continuamente le fasi soliste mentre Paul Richards fa un figurone nell’uso pulito e accurato dello slide. Davvero sorprendente mi è parsa la gentilezza con la quale i tre suonavano, quasi una sensazione fisica di amore e rispetto per lo strumento oltre che per il pubblico.

Il CGT sorprende particolarmente in occasione della rivisitazione di brani di musica classica, non hanno mai nascosto l’incommensurabile affetto per Beethoven testimoniato dalla rielaborazione in salsa latina della 5th Sinfonia, ma anche per il cimentarsi in riuscite cover di vari generi con un approccio molto fedele e ossequioso della struttura originale: Freebird dei Lynyrd Skynyrd con uno dei soli più celebri che vede protagonista Hideyo, molto pulito, oppure Misirlou di Dick Dale nota (ahimè) soprattutto in Italia per essere stata soundtrack del film di Tarantino che scatena il pubblico od anche Heart Of the Sunrise degli Yes dove la preoccupazione principale sembra quella di ricostruire con gli strumenti le linee vocali assenti nella trasposizione strumentale.

Sul versante tecnico è parso ottimo e misurato anche l’impiego dell’effetto wah come l’ausilio dei suoni distorti. In tal senso occorre aprire una piccola parentesi sul ruolo centrale, seppur paludato, del giovane e gentile fonico del gruppo Tyler Trotter (impegnato anche al mouthorgan in Tubular Bells di Mike Oldfield) con con il quale ho avuto modo di scambiare qualche parola prima dell’inizio del concerto. Tyler mi ha spiegato che le chitarre Breedlove utilizzate dai tre musicisti montano un pickup RMC, che è poi il medesimo presente sulla celebre Godin acustica usata da John McLaughlin. Il pickup è unito ad un processore Roland VG-88. Tutto confluisce in un Eventide Harmonizer.

Inoltre il settaggio prescelto è un non frequente Swept Reverb. Tyler mi ha detto che buona parte dell’effettistica era generata proprio dal VG-88 e da Moog Filters in grado di generare alcuni effetti particolari presenti in alcuni dei brani quale l’inedito Andromeda, frutto di idee maturate a seguito di alcune sessions di improvvisazione.

L’influenza del Mahavishnu McLaughlin è apparsa folgorante nel bel brano The Marsh uno dei pezzi più carichi di sentimento con ascendenze e discendenze davvero commoventi.

Tony LevinMolto riusciti anche i tentativi di coinvolgere il pubblico attraverso i tributi ad Ennio Morricone con il celebre The Good, The Bad And The Ugly e Zundoko Bushi pezzo popolare della tradizione musicale giapponese che sotto forma di etnoblues integra frammenti/tributo di 21st Century Schizoid Man e Vrooom dei King Crimson, molto felice anche la nasalità dell’ottimo basso di Tony Levin.

Ancora, Red Iguana, tributaria del forte legame con Sir.Robert Fripp e la bellissima Punta Patri, scritta come spiega Levin in un ottimo italiano da Bert Lams, quale soundtrack di un film belga per descrivere le sensazioni di alcuni scalatori alle prese con il raggiungimento (metaforico?) di una elevata vetta. Il pezzo si avvale di un felice impiego dell’effettistica elettronica adattata alla chitarra acustica.

Dopo l’uscita, richiamati a gran voce (come dubitarne?), i tre si producono nell’adattamento per sole chitarre del celebre pezzo dei Queen, Bohemian Rapsody, con l’invito di Hideyo al pubblico a cantarla, il pubblico pare apprezzare, si scatena. Chiusura affidata ad uno dei pezzi che più ho amato nell’intera attuale produzione dei CGT: Eve, lirico, intimo sofferto (serviti quanti parlano di presunta freddezza tecnica del trio…).

Dal parcheggio, è ormai mezzanotte passata, fa capolino il furgone Mercedes color antracite dei nostri, supera l’ingresso dell’Auditorium, si immette sulla strada lentamente e scompare nell’oscurità, prossima destinazione Pavia. Buon viaggio ragazzi e grazie per la splendida serata.

Setlist
01. Intro
02. Skyline
03. Zundoko Bushi
04. Melrose Avenue
05. Band Presentation
06. Blockhead
07. Train To Lamy
08. Misilrou
09. Cosmo Calypso
10. Red Iguana
11. The Good, The Bad And The Ugly
12. The Marsh

13. Andromeda
14. Beethoven’s 5th Symphony
15. Tubular Bells, Aka The Sorcerer*
16. Free bird
17. Punta Patri
18. Heart Of the Sunrise
19. Bohemian Rhapsody
20. Eve

Paul Richards Acoustic guitar, devices
Bert Lams Acoustic guitar, devices
Hideyo Moriya: Acoustic guitar
with
Tony Levin Bass guitar
Tyler Trotter (the soundman): Mouth organ*

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